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Giulio Tremonti, Partito Liberale Italiano, Popolo delle Libertà, Renato Brunetta, Silvio Berlusconi, Tea Party Italia
Non c’è cosa più difficile al mondo che ammettere di aver preso una cantonata epocale senza ridursi all’auto da fe che i sinistri pretendono per riammetterti nel consesso delle personcine perbene. Prima o poi anche il liberal-conservatore più tollerante e pacifico finisce col perdere la pazienza.
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Come si fa ad ammettere di aver preso un abbaglio clamoroso senza cospargersi il capo di cenere e dare il fianco alla vendetta dei soliti livorosissimi sinistrati mentali? Trattasi di esercizio di altissimo equilibrismo politico-dialettico, roba da palati e menti finissime. Forse per questo, forse perché ho nelle orecchie il buon Giovanni Lindo Ferretti che canta “Radio Kabul” (alle volte la funzione random sembra leggerti esattamente nel pensiero), forse perché sono stanco e non ho voglia di arrampicarmi sugli specchi, nemmeno ci proverò. Bando alle ciance ed ai giri di parole. Il liberal-conservatore con tendenze libertarie ma realista dal punto di vista geopolitico nonché pasdaran liberista (quasi quasi mi faccio stampare una maglietta, che mi sono stufato di presentare ogni volta questo biglietto da visita ideologico) qui scrivente ne ha piene le tasche dell’esecutivo che non governa il paese che gli ha dato i natali (e non molto altro). Ora basta, Silvio, piantala di farci e farti del male. Piantala di fare il gioco dei poteri forti, piantala di prenderti le colpe di un disastro che solo in minima parte hai contribuito a creare. Vogliono un governo di intesa nazionale per sequestrare il sequestrabile agli individui e a chi si ostina a campare non alle spalle della plebe? Se lo facciano da soli, lorsignori, quelli tanto belli tanto buoni tanto preoccupati del benessere del popolo. Mettano la faccia, le firme ed i voti sui decreti che manderanno in rovina mezza Italia. Basta con le commedie, è il momento di fare le cose sul serio. Se rapina dev’essere, rapina sia. E se il popolo avrà voglia di protestare contro il ladrocinio, abbiano il coraggio di mandare l’esercito per le strade a sparare ad alzo zero, stile Bava Beccaris. Alla fine è arrivato il momento della chiarezza. O con We the People o con chi campa dei soldi estorti alla gente che lavora.
Come cantava tanti anni fa Ferretti, “al principio era ‘Pravda’ / parola-verità”, all’inizio il signor Silvio Berlusconi, vero e proprio eroe per i figli degli anni ’70, unico self-made-man italiota, la cui parabola fulminante ha marchiato a fuoco gli anni ’80, con le sue lotte contro l’odioso monopolio della RAI della partitocrazia pentapartitica e la sua voglia di esibire quel successo e quella ricchezza alla quale tutti noi emuli di Alex P. Keaton e Gordon Gekko aspiravamo. Il signor Silvio Berlusconi, con quell’anima da parvenu che lo spingeva a fregiarsi di quel titolo che faceva tanto ‘cumenda brianzolo’, nonostante puzzasse lontano un miglio di socialismo reale, era l’eroe di quell’Italia cresciuta a pane, Nutella, cartoni giapponesi e telefilm americani, di quei bambini che imparavano l’etica del lavoro ed il rispetto per il successo dai mille anime ingurgitati con insaziabile fame e poi rimanevano interdetti quando i propri coetanei non mostravano ammirazione per i risultati accademici come nelle classi ordinate con gli studenti con l’uniforme nera e gli occhi enormi dei teleschermi. Il signor Silvio Berlusconi sembrava parlare al cuore di tutti noi, con le sue parole che sembravano trasudare sicurezza e quel “can-do spirit” per sempre impersonato dai numi tutelari della nostra generazione, mamma Maggie e papà Ronnie.
Seguimmo l’uomo dal sorriso smagliante come per un riflesso condizionato, con negli occhi le vittorie dell’irripetibile Milan di Arrigo Sacchi, del cigno di Utrecht e di Franz Baresi. Ci aspettavamo l’ennesima storia a lieto fine, fatta di trionfi, magari in mezzo a mille avversità, ma dal risultato scontato. Le cose, inutile dirlo, sono andate in maniera enormemente diversa. Non abbiamo più vent’anni, i capelli o si sono ingrigiti o hanno iniziato a lasciarci senza nemmeno salutare, le peripezie personali e collettive si sono moltiplicate. Non abbiamo più quello sguardo luminoso dei giovani, rischiarato dall’ambizione e dalla sicurezza dei propri mezzi. Le troppe porte sbattute in faccia ci hanno indurito, resi cinici, sospettosi, talvolta meschini e soprattutto hanno incredibilmente ridotto i nostri obiettivi. Se, in quel lontano 1993, qualcuno mi avesse detto che sulla soglia dei quarant’anni mi sarei ritrovato da solo, senza uno straccio di famiglia, con una carriera appena abbozzata, con un numero enorme di anni gettati via inseguendo patetiche chimere, gli avrei dato del pazzo. Le cose dovevano andare in maniera diversa, molto, molto diversa. Il tradimento dell’uomo dal sorriso smagliante è tanto più doloroso perché ci ricorda come questo presente sia lontano mille anni luce da quello che ci immaginavamo tanti, troppi anni fa, quando tutto era ancora possibile.
La funzione random mi propone ora l’ennesimo consiglio per la scrittura. Amanda Palmer sembra urlare con un misto di disperazione e autoreferenzialità che solo i sinistrati veri sono in grado di padroneggiare “and I’m still not getting what I want / I wish you could remind me who I was / because every day I’m a little further off“. Comprendo benissimo questo sentimento e penso che molti miei coetanei soffrano della stessa patologia. Siamo rimasti pervicacemente attaccati al signor Silvio Berlusconi perché speravamo che il mago della televisione potesse fare il miracolo e riconsegnarci in qualche modo quel futuro che ci era stato portato via da sotto il naso. Votavamo il signor Silvio Berlusconi perché ci ricordava quello che eravamo un tempo, i sogni e le speranze di allora. Gli perdonavamo ogni meschinità, ogni vigliaccheria, ogni stravaganza senza vederle per quello che erano, ovvero riflessi della sua vera personalità, del suo patologico desiderio di essere sempre al centro della scena, amato, adorato da tutti, piacione all’ennesima potenza, prototipo quasi archetipale del gallismo italiota, a “men’s man” ridotto a patetico satiro, ombra di sé stesso a caccia della giovinezza perduta per esorcizzare il momento del bilancio finale.
Beh, signor Silvio Berlusconi, non siamo più i ragazzini che guardavano Deejay Television, abbiamo ricevuto più di una dura lezione dalla vita e la nostra pazienza è giunta al limite. Ora basta. Basta con la mascherata, basta con le vuote parole, basta con l’insultare la memoria e l’ideale liberale al quale molti di noi hanno dedicato la propria esistenza. Basta turarsi il naso. Basta “ma gli altri sono peggio”. Gli altri sono peggio, molto peggio, canaglie senza onore e dignità che hanno svenduto l’anima al primo potentato economico di passaggio, possibilmente straniero e munifico. Quella gentaglia sappiamo come combatterla, senza quartiere, senza pietà, fino alla loro distruzione definitiva. Un fantasma della nostra giovinezza che ci ricatta con le dolci memorie di un tempo più felice non sappiamo come affrontarlo.
Se ha ancora un minimo di dignità e di affetto per chi, a torto o a ragione, ha creduto nel sogno di Forza Italia e nella rivoluzione liberale mille volte annunciata e diecimila volte tradita, faccia un favore a sé stesso ed al Paese. Se ne vada. Faccia un accordo dietro le quinte, si liberi dall’abbraccio mortale della figliolanza e venda tutto allo Squalo Murdoch, uno che i sinistri sa come trattarli. Lasci che a commettere le canagliate necessarie per puntellare un sistema criminale che sta schiavizzando questa e chissà quante generazioni future siano lorsignori. Ci restituisca un nemico da abbattere, non un vecchio idolo che ci costringe ad uccidere la nostra memoria.
GALGANO PALAFERRI ha detto:
bel post. da incorniciare. e dopo cosa ci aspetta? xchè morto berlusconi, nn è che risolviamo tutti i nostri problemi, anzi, sarà pure peggio. che l’allegra armata o gioiosa macchina da guerra anti-berlusconiana, dove pensi potrà portarci? occorre, l’ho già scritto, una reazione da destrea, una destra liberale, liberista, libertaria, antistatalista, anticorporativa, anticasta, anti stato. tutto il resto, sta a zero!
apolides ha detto:
Sfondi una porta apertissima, Galgano. Il sottoscritto è da più di dieci anni che si danna l’anima per fare una politica di destra vera, sbattendo sempre contro il solito muro di gomma. Sarà che come politico valgo poco, possibilissimo, ma l’unico modo di uscire dall’empasse mi sembra proprio l’uscita di scena del signor Silvio Berlusconi, capro espiatorio di tutti gli statalisti da entrambe le parti della barricata. Senza l’elefante nella stanza, magari si riuscirà a cambiare qualcosa. In ogni caso, meglio uno scontro aperto, senza quartiere, al dissanguamento attuale.
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LucaS ha detto:
Bello e amaro al tempo stesso questo post! Esprime in modo elegante ma diretto quello che senti. Credo che non sia stato facile per te scriverlo e averlo fatto ti fa onore.
Io tuttavia appartengo ad un altra generazione e soprattutto sono stato cresciuto con le idee della sinistra, che solo più avanti ho completamente abbandonato dopo aver studiato finanza e conosciuto finalmente le idee liberali, sia in campo economico sia in quello politico e sociale. Forse per questo non mi sono mai fatto illusioni su un personaggio veramente squallido, in tutti i sensi, come Berlusconi. E non mi riferisco certo al bunga bunga… ma a tutta la sua storia “imprenditoriale” (per modo di dire) prima, e politica poi, tralasciando le miserie della sua vita privata, di cui probabilmente conosciamo solo la punta dell’iceberg, ma che a confronto sono il meno. Un personaggio di tal fatta è indegno di rappresentare qualsiasi gruppo politico, ma soprattutto mai e poi mai può rappresentare i liberali, ammesso che sappia o abbia mai saputo cosa significhi! Come diceva il grande Montanelli con Berlusconi la parola destra diventerà impronunciabile per almeno 50 anni, per motivi di decoro e questa è la cosa che più mi fa incazzare! Lui l’aveva capito immediatamente perchè era un grande e perchè lo conosceva… Sinceramente posso capire la tua ingenuità, le tue aspirazioni, i tuoi “sogni” se cosi posso dire, di quel momento! E’ umano ed è giusto avere dei sogni, avere delle speranze, si sente il bisogno e si vuole credere ma poi la realtà ha il sopravvento.. Quello che invece non capisco, e probabilmente non capirò mai, è perchè cosi tante persone fanno cosi fatica a riconoscere di aver preso la cosiddetta “cantonata” e non lo liquidano una volta per tutte?! Gli altri sicuramente non saranno quello che vorremmo, ma nella situazione in cui siamo e dopo anni e anni di controprove non possiamo più permetterci il lusso dell’illusione. Il sogno è finito!
GALGANO PALAFERRI ha detto:
SEGNALO CHE ANCHE ANTONIO MARTINO, PROPRIO STAMATTINA, INTERVISTATO DAL CORSERA, AFFERMA:
«I tagli alle tasse dimenticati. È da socialisti. Stare nel PDL non ha più senso».
Non aggiungo altro, se non il link, dove leggere l’intervista per intero:
http://confcontribuenti.piemonte.over-blog.it/article-martino-i-tagli-alle-tasse-dimenticati-e-da-socialisti-stare-nel-pdl-non-ha-piu-senso-79500398.html
Per la RIVOLUZIONE LIBERALE. SE NON ORA, QUANDO?
apolides ha detto:
Magari – temo che la “rivoluzione” la faranno quegli altri e che ai liberali di nome e di fatto toccherà togliere le tende o fare la fine degli antifascisti veri, quelli finiti al confino o costretti a rifugiarsi in Vaticano…
LucaS ha detto:
Come si dice meglio tardi che mai…. Stimo Martino però non è possibile che si sia accorto di tutto questo solo dopo 17 anni! un altro po e scoprivamo la fusione fredda! Io comunque lo ritengo responsabile! Dai servi a libro paga di Berlusconi mi aspetto questo e altro ma non certo da una persona come Martino, uno di noi. E sinceramente questo mi fa parecchio arrabbiare!
apolides ha detto:
Non si può chiedere a nessuno il coraggio che non ha. Il professor Martino dice le cose giuste, ha il cuore dalla parte giusta, ma ha l’anima da letterato aristocratico, preferisce i think tanks ai circoli di provincia. Non è colpa sua, non ha mai nascosto di non essere un politico “vero”. Chiedergli di trasformarsi in un Ronald Wilson Reagan sarebbe assurdo. Di papà Ronnie, con tutti i suoi difetti, ce n’è uno solo. In fondo è colpa di noi liberali. Visto il deserto dei Tartari nel quale alberghiamo da ere geologiche, siamo pronti ad attaccarci a tutto pur di continuare a sognare una via d’uscita. Temo che dovremo svegliarci, prima possibile, da questa delusione clinica. La rivoluzione che sogniamo o la facciamo insieme, spalla a spalla, mettendoci cuore, anima e faccia o semplicemente non succederà mai. Il male, per vincere, non ha bisogno di altro che le persone per bene restino ferme, senza muovere un dito. Do or die, come si dice qui. Non saprei come dirlo altrimenti. Speriamo che lo si capisca al più presto, per il bene di tutti.
Francesco Antonio Perdona' ha detto:
questo e’ parlare chiaro, grazie per avere usato le parole giuste che non trovavo.
apolides ha detto:
Grazie Francesco – il post è venuto così, senza pensarci troppo – o forse è solo stato il traboccare del proverbiale vaso dopo l’ultima goccia della finanziaria Alì Baba. Non so perché, ma rileggere il pezzo non fa che peggiorare il mio umore. Il che, dopo l’ennesima, chilometrica giornata da 14 ore di lavoro, non è il massimo. Domanda estemporanea, da esiliato ad esiliato. Ma chi ce lo fa fare di rovinarci il fegato leggendo i disastri di casa? Non sarebbe più semplice chiudersi la porta dietro le spalle e guardare solo avanti?
Mcsac ha detto:
Mi viene in mente l’ultimo film di Martone: “Noi credevamo”
apolides ha detto:
Evidentemente lo zeitgeist è quello, da entrambe le parti della barricata. Generazioni tradite, ieri come oggi. Sta diventando una storia piuttosto noiosa, ma le cose si ostinano a ripetersi, purtroppo.
oriana ha detto:
Corsi e ricorsi storici.
Comunque le cose stanno andando come prevedevo da qualche anno e peggioreranno ancora. (vista la risposta delle borse alla manovra?)
Speriamo che una volta toccato il fondo ci sia ancora la forza e la volontà di risalire
altrimenti si avvereranno le più fosche visioni della mia omonima.
Ma della soluzione Islandese nei media non si trova niente?.
Saluti.
apolides ha detto:
Le borse fanno più o meno quello che gli omini grigi del Bilde… volevo dire Wall Street, gli dicono di fare. Chi crede ancora che la borsa sia uno specchio fedele del sentimento degli investitori è solo un povero illuso. Troppi trucchi, troppo facile far credere quello che gli pare. La sostanza, comunque non cambia: le fanfaronate di Tremendino non ingannano più nessuno.
Toccato il fondo, in Itaglia, di solito si inizia a scavare – speriamo in bene.
La soluzione islandese (ovvero “fottetevi tutti quanti”) è stata opportunamente cancellata dai media del globo terracqueo – tanto per non far venire strane idee a greci, spagnoli, portoghesi, irlandesi e, in un futuro non troppo lontano, italioti, belgi e chi più ne ha più ne metta.
Lo stato dell’informazione globale è veramente allucinante – meno male che il sottoscritto, per campare, si occupa di sport. Magra consolazione per chi ha passato una vita ad informarsi e scrivere di politica internazionale ma meglio di niente. Almeno la mattina riesco ancora a guardarmi allo specchio.
oriana ha detto:
Infatti in Italia l’informazione è monotona.Giornali e tiggì hanno sempre temi eguali,
presentati secondo convenienze. Non c’e giornalismo d’inchiesta serio, di tipo anglo-sassone, solo qualche voce della procura di turno. Per farsi un’idea di ciò che accade bisogna, dopo aver dato uno sguardo a tutta la stampa, fare un giro trai i vari blog di diversa tendenza e poi filtrare il tutto con il proprio discernimento.
Erano molto interessanti gli articoli e le opinioni che qui passavano fino a qualche tempo fa provenienti dagli U.S., ma , come si dice, sedotti e abbandonati.
apolides ha detto:
Cara Oriana, se mi presti quattro ore in più al giorno sarei lietissimo di tornare a tradurre e commentare articoli da oltreoceano. Al momento mi viene più semplice parlare di cose italiane. Niente vieta che si ritorni ai santi vecchi. Non disperare, mi raccomando (^_^)
niki ha detto:
Bello il nuovo look!
LucaS ha detto:
Off topic:
Cosa ne pensi di quello che hanno concluso in USA? Onestamente a me sembra un grosso risultato..anche se gli amici del tea party non sembrano soddisfatti… a volte mi sembrano un pochino “matti”, in senso buono, insomma di più era quasi impossibile portare a casa! Non ho capito se si voterà o no sull’emendamento per il pareggio di bilancio da inserire nella costituzione (se si sarebbe un grossissimo risultato del tea party!) e con quali regole perchè se serve anche l’ok del senato, per non parlare del cloture vote… allora non passerà mai… Cmq tagli notevoli e strutturali alla spesa pubblica e niente nuove tasse… se me l’avessero detto qualche mese fa non c’avrei creduto! Già me l’immagino la faccia disgustata di Obama quando dovrà controfirmare, e quelle di Krugman e Stiglitz quando scriveranno l’ennesimo sermone sul New York Times… piccola soddisfazione!
apolides ha detto:
Commento a breve sull’antro – giurin giuretto. Faccenda complicata da decifrare, ma ci proveremo – altrimenti che ci stiamo a fare qui? Comunque se gli amici del TP sono matti (ed un poco lo sono), benvenuta la follia! Return to sanity, questa è la parola d’ordine.
LucaS ha detto:
Io lo titolerei cosi: “The Tea Party strikes back”…
Astrolabio ha detto:
bo. a me il taglio sulle spese tendenziali non mi sembra un gran successo per i tea party, è un po’ come la derivata seconda di brunetta (youtubbare per sapere cos’è)