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Elezioni amministrative 2011, Nota Politica, Partito Democratico, Partito Liberale Italiano, Popolo delle Libertà, Silvio Berlusconi, Simone Bressan, Tea Party Italia
Nonostante tutta la buona volontà, l’eco dei risultati delle elezioni amministrative è giunto anche nell’antro reale dell’Apolide, producendo sconvolgimenti inaspettati per chi ha evitato accuratamente di leggere una sola riga di quello che stava succedendo. Riflessioni amare inevitabili.
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Per l’Apolide, da quando è sbarcato su questi ridenti (mica tanto) lidi, l’esistenza più o meno si divide in tre modalità: early, late ed off. Early significa sveglia alle 6, lavoro più o meno fino alle 16, cercare disperatamente di non dormire fino alla sera, svegliarsi al momento più sbagliato, crollare verso le 2 di mattina e ripetere il ciclo per cinque giorni consecutivi. Late significa tornare al ritmo di vita insensato ma al quale l’Apolide è tanto affezionato: sveglia alle 11, cazzeggio con brunch fino alle 12:30, al lavoro dalle 14 alle 23, a casa verso mezzanotte, sveglio fino alle 4 tra Youtube, Facebook e poco altro. Ripetere anch’essa per cinque giorni consecutivi. Poi c’è la modalità off, che anch’essa segue una routine ben precisa. Primo giorno libero dedicato alla canonica visita al supermercato per riempire il frigo, seguita dall’ozio più assoluto, qualche chiacchiera con i familiari, al massimo una passeggiata a prendere le sigarette. Secondo giorno che va via con un minimo di shopping, due commissioni, le regolari pulizie di casa e pochissimo altro. Cosa c’entra questa calendarizzazione dell’esistenza apolide in terra albionica con l’argomento del giorno? Assolutamente niente. Trattasi solo di un patetico tentativo di spiegare ai fedelissimi dell’antro, che da giorni e giorni tornano sperando sempre in un aggiornamento ma che sono costretti ad andarsene con le pive nel sacco, perché la produzione di contenuto del sottoscritto sia precipitata verso il minimo del minimo. Chi mi conosce pensava che la mia vita a casa fosse scombinata, ma si sbagliava di grosso. La mia vita era regolarissima, solo che vivevo sul fuso orario sbagliato. Le 4 di mattina, sulla costa Est degli Stati Uniti, sono le dieci di sera, orario più che ragionevole per dormire. Ora, invece, i miei ritmi circadiani sono andati del tutto in tilt e trovare la voglia e le energie per tradurre o scrivere un post diventa sempre più difficile. Sarà la primavera, che vi devo dire.
Chiuso l’angolo dell’auto da fe e scrollata la cenere dal capo, passiamo all’argomento del giorno: la reazione del sottoscritto al risultato delle elezioni amministrative in Itaglia. D’accordo, non la cosa più interessante del pianeta, ma è l’evento che mi ha spinto a riaprire WordPress e mettermi a scrivere queste righe vagamente legate da un filo logico intellegibile. Da quando sono sbarcato qui, mi sono quasi imposto di non combattere la naturale tendenza di ogni emigrato/esiliato, la lenta alienazione dalle vicende della madrepatria, che col tempo diventa sempre più un luogo mitico, del tutto scollegato dalla realtà, volutamente ignorata. Visto che il percorso è quasi del tutto inevitabile, mi sono detto che la via migliore fosse quella di non leggere o vedere più niente che riguardasse la terra che mi ha dato i natali e che ha fatto assolutamente di tutto per farmi capire di non essere affatto il benvenuto. Insomma, la psicologia dell’emigrato/esiliato è piuttosto semplice: se il mio paese avesse saputo/voluto/potuto darmi una possibilità di esercitare il mio mestiere e percepire uno stipendio dignitoso sarei stato ben lieto di rimanere a casa mia. Visto che tali pretese sembrano impensabili nella penisola dei caciocavalli, la reazione, una volta fatte le valige e trasferitisi in un paese leggermente meno miope ed autolesionista, viene automatica: dell’Italia non ne voglio sentire parlare neanche per sbaglio.
Visto che ogni tanto capita di aprire il faccialibro e che molti dei miei “amici” sono piuttosto malati di politica come lo era il sottoscritto fino a pochi mesi fa, basta scorrere la bacheca per venire comunque bombardati da una serie di notizie, commenti e sagaci battute su come le cose si stanno evolvendo nella madrepatria. Insomma, anche se fai di tutto per non sapere cosa sta succedendo, praticando l’equivalente informatico della attività praticata da bambini (e sinistri impenitenti) ovvero coprirsi le orecchie con le mani e gridare forte forte “lalalalalala” quando non si vuole sentire quello che ti viene detto, le notizie ti arrivano comunque, non si scappa.
Alla fine, spinto dalla curiosità, in una pausa di una giornata insolitamente pienotta (strano, visto che quando non lavoro praticamente vegeto o mi dedico con passione all’arte del cazzeggio fine a sé stesso), mi sono recato su Nota Politica, leggiucchiando il liveblogging curato dall’amico Simone Bressan. Disastro su tutta la linea. Un ex fiancheggiatore di quei bei tomi che, dopo tanto parlare di rivoluzione, decisero di prendere le P38 e fare un poco di giustizia proletaria potrebbe diventare sindaco di Milano, forse l’unico pezzo di paese che ancora si ostina a non precipitare nell’abisso. Completi idioti che seguono il pifferaio magico che sfrutta l’imbecillità generale per riempirsi il conto in banca (svizzera o alle Cayman) che prendono pacchi di voti. Gente che è stata “convinta” a mollare la toga perché i colleghi erano stanchi di ripulire i casini da loro combinati che, nella metropoli più sgarrupata del mondo, prendono quasi un voto su quattro. Un apparatchik triste, segaligno, consumato dall’obbedienza e dalla totale mancanza di un’idea originale che sia una che viene incoronato sindaco di quella che, un tempo, era la capitale dell’industria nazionale per eccellenza. Robe da mettersi le mani nei capelli e tirare forte dalla disperazione.
A questo punto sorgono molte, moltissime domande indiscrete, ma una supera in angoscia tutte le altre. Inizia a farsi strada il pensiero atroce che la tua Patria possa non farcela, che lo “stellone” abbia finalmente deciso di smetterla di togliere le castagne dal fuoco ad un popolo abituato a campare di espedienti e pronto a tutto pur di vivere alle spalle degli altri. Improvvisamente, quello che nella parte razionale del tuo cervello avevi subito etichettato come parte integrante del mestiere che ti ha scelto (visto che ho provato ripetutamente a fuggirne a gambe levate) diventa un tiro fortunato di dadi, una puntata azzeccata sulla roulette della vita. Ti immagini cosa penseresti se fossi ancora nella tua cameretta tra Pisa e Firenze, a sperare che l’affare X si decida ad andare in porto per vedere qualche soldo, rincorrendo la chimera del vivere con la propria professione. Il primo pensiero che ti sorge in mente è lapidario. Meno male che sto qui. Non che le cose siano perfette da queste parti, tutt’altro. Qui però si può ancora pensare di costruirti un futuro, di comprare una casa, di metter su famiglia senza dover chiedere aiuto ai genitori pensionati. Qui è normale, in Italia è impensabile, a meno di non scendere a patti con la macchina infernale che sta disintegrando il paese.
Il secondo pensiero è ancora più atroce, ti afferra il cervello, l’anima, te la stritola e ti lascia come uno straccio vecchio gettato nell’angolo della tua stessa coscienza. Sarò mai in grado di tornare a casa? Quando uno prende la valigia e si trasferisce, prova a dirsi che è solo temporaneo ma che, prima o poi, qualcosa cambierà, le cose miglioreranno, finalmente ci sarà un giornale, una radio, una televisione, un new media come vi pare in grado di liberarsi dalla dittatura della raccomandazione e concedere a chi ha dimostrato di saperci fare una possibilità di tornare nel proprio paese. La speranza è sempre lì, flebile, animula vagula blandula nascosta da qualche parte, dietro a scaffali su scaffali di cinismo e razionalità. Stasera mi è sembrato che la fiammella fosse spenta di colpo da un vento gelido. Mi sono reso conto che forse stavolta è diverso, stavolta è per sempre. Mi schermivo spesso definendomi “esiliato per colpa dell’Ordine”. Stasera mi sono sentito davvero esiliato e non è stata affatto una sensazione piacevole.
Nonostante quello che pensino i malati di politica, domani il sole sorgerà di nuovo, dovrò ancora svegliarmi alle 6 per andare al lavoro, parlare coi colleghi e spiegare che, causa telecronaca improvvisa, arriverò in ritardo al party del team internazionale di giovedì (la sfiga, as usual, ha una mira micidiale), avrò sempre le telefonate per il Tea Party che non riesco mai a trovare il tempo di fare (maledetti fusi orari), insomma la vita andrà avanti lo stesso. Una cosa però sarà diversa. In fondo al cuore, invece della fiammella della speranza, ci sarà un cartello con lettere grandi non tanto amichevoli che ricorderà sempre che qui, dalla parte giusta della Manica, non ci sei arrivato perché sei bravo o fortunato. Qualcuno o qualcosa ha deciso che gente come te e come i tantissimi altri esiliati involontari che affollano il mondo non andava bene per la penisola dei caciocavalli, era fastidiosa, troppo ansiosa di fare, troppo poco pronta al compromesso, alla marchetta, al bacio della pantofola dei potenti. Non sei qui perché sei un cittadino del mondo. Sei qui perché il tuo paese, la tua Patria non ti vuole. Così è, se vi pare. Se non vi pare fa lo stesso, tanto noi stiamo a casa a spartirci i soldi dei gonzi che continuano a vedere il mondo in rosso e nero, mentre voi siete “altrove”, costretti a parlare una lingua che non sarà mai la vostra, a mangiare un cibo che non sarà mai lo stesso col quale siete cresciuti, a dividere la vita con persone che, in fondo, non hanno idea di chi siete e di cosa avete passato. E questo, apolidi o no, talvolta sembra maledettissimamente ingiusto.
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Io invece sono molto contento dei risultati! Mi spiego: solo il centro-destra può risolvere i problemi dell’Italia, o almeno provarci.. e questo vale anche per tutti gli altri paesi, in primis Cameron in Inghilterra che infatti ha tenuto bene alle recenti aministrative. Però non QUESTO centro-destra, che di centro-destra non ha niente!!! Per avere un centrodestra liberale e possibilmente simile ai conservatori inglesi o ancora meglio i tea party americani l’unica possibilità è liberarci una volta per tutte di Berlusconi e della sua pletora di prostitute, paraculi, inquisiti, ladri, cricche…. che sono l’esatto contrario dei valori che rappresentano questi grandi e nobili movimenti. Il fatto che a Milano Berlusconi sia crollato significa che forse possiamo sperare anche da noi di avere una destra NORMALE! E più crolla e meglio è!!! Che vadano pure su i sinistri: da un lato la gente vedrà i loro disastri e ne trarrà le conseguenze e dall’altro si costringerà il centro-destra a cambiare davvero!
In politica finalmente vale quello che vale in economia: chi (Berlusconi e Moratti) ha prodotti cessosi (malgoverno), truffa consumatori (elettori) e concorrenti (altri partiti) e vende solo grazie al marketing (disinformazione e giornalisti prezzolati) prima o poi viene spazzato via dai concorrenti. Il punto non è che Pisapia vincerà…. già mi metto le mani nei capelli…. il punto importante e molto positivo è un altro: un bel pò di mummie vanno finalmente a casa e se vogliono tornare al potere devono cambiare registro sul serio: facce nuove, programmi radicalmente diversi (giovani, crescita, legalità, lavoro, certezza della pena…) e modo di comunicare con gli elettori (internet, primarie per tutte le candidature, meritocrazia interna e non prostituzione)! Visto che con le buone non ci si riesce vediamo se con la forza e con le cattive il centro-destra diventa un partito liberale come tutti i centro-destra del resto del mondo (Francia esclusa)!!! O si adeguano o restano all’opposizione per sempre visto che la sinistra non mollerà le sedie tanto facilmente: prima si danno un andy e meglio è per loro!!!
Luca, e se l’Italia fosse invece questa qui?
E poi ricorda il buon Montanelli – Gli Italiani non sanno andare a destra, per loro significa invariabilmente olio di ricino e manganello -.
Tendo a condividere il pessimismo dolente di Apo.
Sigh!
Considerato che il paese si regge in piedi chissà come e chissà per quanto, siamo sicuri che la salita al potere delle sinistre gnegne e dei ‘poteri forti’, capaci ormai solo di derubare i poveri tapini che li hanno mandati al governo, non sia la piuma che spezza la schiena all’asino italiota?
Si dice che il popolo italiano tollera tutto e tutti perché, in fondo, delle leggi se ne frega e trova sempre il modo di sopravvivere. Già, questo però succedeva in un mondo nel quale Equitalia non esisteva e le pretese dei partiti si limitavano al 10%. Ora, purtroppo, tutte le scuse sono buone per estorcere denaro a tutti e si moltiplicano i casi di persone ridotte sul lastrico dall’ennesimo errore interessato degli aguzzini fiscali.
Si dice che gli italiani non sono buoni a fare le rivoluzioni, che da noi finisce tutto a tarallucci e vino. Sarà, ma la Storia bisogna saperla leggere. Da noi c’è sempre stata la speranza di “sistemarsi”, di apparentarsi a qualcuno e vivere alle spalle degli altri. Il sistema si regge in piedi grazie a questa speranza. Ora, a sinistra come a destra, sono sempre meno le persone che credono a questa favoletta. Troppi vogliono campare alle spalle dei Produttori, l’acqua scarseggia e la papera non galleggia. A meno di una drastica sterzata, le cose potrebbero finire molto, molto male, Germania di Weimar male.
Il sottoscritto ha letto cosa successe davvero negli anni dell’iperinflazione. Atrocità tali, bestialità così assolute da far accapponare la pelle. Non voglio che i miei amici e parenti debbano soffrire le conseguenze di un’implosione simile. Per non parlare poi del livello preoccupante di odio politico e sociale che pervade ogni pertugio del paese. Insomma, la miscela per una catastrofe c’è tutta, manca la scintilla e quella, come gli storici sanno bene, prima o poi arriva. A me viene una tristezza infinita a pensarci, non so a voi…
X Apolides
Capisco il tuo punto di vista e in parte lo condivido! Però non tutto è perduto, nella società ci sono ancora molte forze positive anche se questo non emerge poi dalle elezioni: i cittadini sono molto migliori dei politici che li rappresentano e questo vale per tutti i partiti! La stessa lista di Grillo, per quanto io condivida molto poco delle loro proposte è un bel segnale: è un movimento nato dal basso, che sta portando trasparenza nella politica, fatto da giovani che si autoorganizzano e autofinanziano… è in questo modo che si colma la distanza tra i cittadini e la politica e che si riduce la rissosità, la stessa pratica delle primarie per scegliere le candidature che si sta diffondendo, la crescita di internet e dei blog d’informazione che abbatte il monopolio statale (Rai) e dei grandi interessi privati (Mediaset, giornali controllati da banche e assicurazioni) e garantisce molta più libertà d’informazione ai cittadini…. tutti piccoli passi avanti!
La storia è piena di aziende decotte che poi sono risorte e che oggi prosperano (Ibm, Apple…), idem per le nazioni: la Germania da cumulo di macerie è oggi la principale potenza industriale del mondo, l’Irlanda da paese povero da cui si emigrava in massa (tipo Italia) ha conosciuto una straordinaria crescita economica e di benessere sociale, ha inventato nuovi mercati che nessuno pensava potessero esistere come i viaggi low cost aumentando enormemente la libertà dei cittadini mentre ora è ripiombata in crisi per la volontà di tutelare i grandi interessi finanziari a scapito dei loro cittadini e questi si stanno ribellando, i paesi dell’Est europa che si sono liberati dalla morsa del comunismo, hanno riaconquistato la libertà e oggi conoscono tassi di crescita molto alti (Polonia Rep. Ceca) e sono all’avanguardia nelle nuove tecnologie (Estonia)… per non parlare dell’Oriente e del Sudamerica e in futuro dell’Africa. Ovunque nel mondo il mercato ha portato in pochissimo tempo libertà, benessere e soprattutto conoscenza, cioè il pilastro fondamentale delle prime 2, in quantità inimmaginabile, a miliardi di persone! Se un paese non cambia spontaneamente il mercato lo costringerà a farlo: ad es in Cina oggi c’è molta più democrazia perchè la globalizzazione ha elevato enormemente il potenziale di quel popolo (altro che sfruttamento alla Foxcomm e roba simile…) e il governo non avrebbe più potuto tenerlo sotto i piedi come faceva prima e ha dovuto fare concessioni importanti! Per noi il processo sarà più lento, più doloroso, ma il cambiamento ci sarà e a differenza del passato sarà strutturale, duraturo! Se non c’è una classe di governo liberale sarà il mercato a costringerci a fare certe riforme come è recentemente successo in Grecia! Sarà la UE, FMI, grandi investitori, tenendoci la pistola puntata alla tempia a farci finalmente muovere verso il fututo!!!!
L’Italia semplicemente è stata ai margini di questo grande processo, ora deve subirlo ma a lungo andare ne trarrà un grande beneficio! L’Inghilterra semplicemente ha cominciato prima di noi già nel 79′ e ora ha ripreso con forza quella direzione…
Luca, io più che expat (che da l’idea di una che se vuole e quando vuole, torna al paesello) mi sento emigrante, di quelli che partono e sanno che non torneranno più…
La parola emigrante non mi è mai piaciuta, mi fa tornare in mente le immagini delle valige di cartone, dei treni carichi di persone scaricate senza troppi complimenti alla Stazione Centrale e lasciate a sé stesse. Il sottoscritto, fortunatamente, quando è andato all’estero per lavoro aveva già un contratto in tasca e una posizione certo non squalificata o squalificante. A parte lo snobismo residuale, è proprio il concetto di lasciare la propria Patria che mi causa più di un problema. La frase “my country, right or wrong” l’ho sempre sentita molto e anche se l’Itaglia sta facendo veramente di tutto per cacciare me e tante altre persone che meriterebbero molto più del sottoscritto spazio e considerazione (ricercatori, studiosi, ingegneri ma anche chef, designers, stilisti eccetera) rimane comunque il posto che mi ha dato i natali, dove sono cresciuto e sono diventato quello che sono ora. Visto che, a parte la falsa modestia, non mi sembra di essere venuto fuori così male, qualcosa di buono dovrà pure avercelo, questa benedetta penisola dei caciocavalli, no?
Riflettevo sulle tue amare considerazioni e sulla tua domanda conclusiva di quest’ultimo post. Certo, ha qualcosa di buono. Anche di non buono, come per tutti i popoli. Cosa potrebbe essere però il non buono che fa aggio sul buono?
E se fosse il coraggio (mancanza di)? Il coraggio individuale intendo. Gli abitanti dello stivale non hanno mai conosciuto la vera libertà in secula secularum. Mai. Ma l’esercizio della libertà potrebbe mai prescindere da quello del coraggio individuale? Intendo il tranquillo coraggio che deriva dalla consapevolezza di avere le qualità individuali per farcela, di essere dotati di tutti gli strumenti per bastare a se stessi e riuscire a costruirsi un’esistenza rispettosa verso i nostri simili e rispettata dagli altri esseri umani.
Ho l’impressione che il sentimento dominante degli italici lungo lo snocciolarsi dei secoli sia sempre stata la paura. Da qui la reazione conseguente, trovarsi un padrone da servire in cambio di protezione. Il signorotto, il prelato, il sovrano, il dittatore, il capopartito e, oggi, lo Stato.
Il che spiega pure lo straordinario fascino che da noi hanno sempre avuto i sistemi di pensiero che indicano e prescrivono regole fatte per ciò che ‘dovremmo essere’ invece per ciò che siamo. Sistemi di pensiero che ovviamente prevedono un ristretto numero di nostri simili che amministrano il ‘mio bene’, che tale è non perché so cosa è bene per me, ma perché concorda con un’Idea fuori di me. Preti, potenti, protettori, legislatori, oggi magistrati, uomini della provvidenza, Stato che provvede, incentiva, tutela, garantisce, redistribuisce, stabilizza, educa (coi miserrimi risultati che abbiamo sotto gli occhi).
Poi capita che per miseria e fame si riempia una valigia di cartone e si sbarchi in una terra dove devi bastare a te stesso e gl’italiani in due generazioni diventano imprenditori, scienziati, ricercatori, politici affermati, ricchi per il frutto del loro impegno e della loro creatività. Costretti a non avere paura, dimostrano tutto il loro valore.
Secondo me, caro Apo, è la paura che ci fotte.
Ci ho rimuginato sopra parecchio, tra una faticata e l’altra, ma non riesco proprio a trovare niente che non vada nel tuo articolatissimo intervento. Triste a dirsi, ma forse il minimo comun denominatore dell’italiota medio è la paura dei suoi compatrioti. Lo dicevo a qualche amico qui oltremanica. In confronto ai marpioni che girano dalle nostre parti, qui sono davvero dei dilettanti. Ecco perché, appena fuori dal tiro dei soliti furbastri tricolori, si è in grado di rendere al meglio. L’ho sempre detto, io, i furbetti bisogna eliminarli da piccoli, a forza di mazzate…
Già, paura dei compatrioti. I polli di Renzo. Succede che ci si scanni reciprocamente quando il padrone ti tiene per le zampe a testa in giù in direzione mattatoio . Metafora manzoniana che vale il prezzo del biglietto …
Luca, mi bruciano gli occhi, non ce l’ho fatta a leggerti tutto..perdonami.
ma mi piaci perché mi pare tu abbia le idee chiare.
Insomma, ma per chi ostia dovrei votare secondo te?
Prima di tutto, benvenuta nell’antro, Raffaella – la forma vuole la sua parte.
Chi votare? Domandona da millemila milioni di euri. La questione non è tanto chi scegliere tra X e Y, specialmente quando X è un compagno statalista che non vede l’ora di aumentare tasse e balzelli vari per poterli distribuire agli amici ed Y è un falso liberista che in realtà non vede l’ora di avere più soldi da distribuire agli amici degli amici, magari sotto forma di begli appalti succulenti. Il problema è cosa cavolo vorranno fare una volta eletti, questione alla quale i politici sono lietissimi di rispondere con vacua retorica e promesse da marinaio, ma senza scendere mai e poi mai nei dettagli. Il sistema politico italiota è quello che è, quindi impossibile sperare di trovare candidati perfetti, intenzionati a fare esattamente quello che andrebbe fatto per risolvere una volta per tutte i problemi (per farla breve, tagliare tagliare tagliare e licenziare licenziare licenziare, abbassando poi le tasse). Al momento l’opzione più ragionevole è provare a mandare in consiglio comunale qualche persona perbene della quale ci si possa un minimo fidare. Poi, una volta eletta, mantenere alta la guardia e verificare cosa cavolo stia combinando, ricordandogli che se continua a non fare niente o a fare le cose sbagliate, la volta prossima le prenderà di sicuro. Di più, temo, sia irragionevole aspettarsi. In ogni caso, guarda le persone e fregatene dei candidati sindaco. Se sono passati attraverso il sistema partitico, avranno coorti sterminate di gente da sistemare ed amici da ringraziare coi soldi dei contribuenti. Bisogna partire un passo indietro, dai consigli di circoscrizione, dai consigli comunali, dai piccoli comuni. Altri modi per cambiare pezzo per pezzo la classe politica, per il momento, non ce ne sono.
In ogni caso, in bocca al lupo a tutti noi – avremo bisogno di tutta la fortuna del mondo.