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Dopo che mister “tasse bellissime” è passato a miglior (?) vita, possiamo iniziare ad affrontare il problema vero, ovvero come dividere in maniera equa il peso delle spese necessarie a mandare avanti la mostruosa macchina statale senza schiantare l’economia. Faccenda decisamente complicata.
Parlare di tasse in un paese dalla spesa pubblica delle dimensioni di quella italiana è impresa evidentemente ingrata e pericolosa. Il rischio di scivolare nel populismo o adottare posizioni e soluzioni facilone è elevatissimo. Per questo, l’Apolide ha finora evitato di trattare quest’argomento in maniera esaustiva. In un ambiente come il nostro, popolato da demagoghi senza ritegno e burocrati statalisti affamati di nuovi privilegi, parlare di tasse “giuste” o metodi “equi” per dividere i costi della macchina statale è come entrare in un campo minato su un cavallo imbizzarrito. Eppure l’argomento è quantomai importante, particolarmente in un periodo complesso e sommamente pericoloso come quello che stiamo vivendo.
Girellando sull’interessantissima pagina Facebook di Libertad Querida, il neonato Tea Party argentino, ho notato il link ad una strana pagina dove si parlava di cose piuttosto inusuali, ovvero di etica e moralità secondo la legge ebraica. Dato che le religioni mi hanno sempre appassionato (i miei compagni di classe al liceo ricorderanno sicuramente le due lezioni che tenni sull’induismo, le Upanisad e il loro legame con la filosofia di Schopenhauer – gioventù bruciata…), ho letto con attenzione il post e l’ho trovato talmente interessante da tradurlo e proporvelo qui sotto. Le argomentazioni del Rabbino Asher Meir non sono sempre convincenti, ma il fatto di affermare un principio etico sul quale da sempre liberali e conservatori si battono, ovvero il fatto che le tasse dovrebbero corrispondere al beneficio che ne trae l’individuo, mi sembrava davvero importante.
Non mi addentrerò nelle questioni etiche e morali, visto che non è mia intenzione annoiarvi a morte con le mie spesso arzigogolate dissertazioni. Spero che questo sia solo il primo di una lunga serie di post dedicati al ruolo dell’etica e della morale nella questione della spesa pubblica e della relativa determinazione del giusto ammontare che ogni individuo deve pagare per mantenere in piedi la macchina statale. Inutile infatti illudersi di riuscire a realizzare quegli sconvolgimenti epocali che gli amici libertari duri e puri sognano: lo “zero stato” rothbardiano, sognato da anarco-capitalisti e volontaristi, sarà difficilissimo da realizzare e forse non vedrà mai la luce nel mondo reale. Se va benissimo come meta ideale, in un curioso parallelo con il “sol dell’avvenire” dei fabiani, quel socialismo che non sarebbe mai stato realizzato in pieno, come soluzione pratica ai problemi delle nostre società social-truffaldine non è certo consigliabile.
Personalmente penso che si dovrebbe procedere con un metodo inverso a quello usato dai politici odierni. Invece di verificare cosa sia possibile tagliare e quindi iniziare immediatamente la guerra civile tra cricche, per poi accorgersi che non si possono lasciare soldi nelle tasche dei cittadini, sarebbe molto più opportuno fissare un obiettivo ben preciso, in grado di liberare le enormi energie represse della nostra economia furbettistica (il capitalismo è altra cosa, gente) e poi procedere di conseguenza per pareggiare i conti, privatizzando o esternalizzando tutto quello che non sia strettamente necessario al funzionamento elementare dell’apparato statale. Se siamo d’accordo che una imposta sulle vendite secca, pagata da tutti, sarebbe enormemente più semplice da applicare e verificare della miriade di tasse, tassine, balzelli, dotati ognuno di scappatoie infinite, facciamo questo passo, magari con una prospettiva di riduzione progressiva dell’aliquota per costringere i politici a tagliare sul serio sprechi e spese improduttive. Per dirla con Kant, ciò che è giusto in teoria lo è anche in pratica. Il resto sono solo chiacchiere interessate di gente che vuole esclusivamente riempirsi le tasche con i nostri soldi. Iniziare a parlare di tasse in maniera seria e non partigiana è il primo passo verso la soluzione del problema. Spero che questo mio modestissimo intervento serva in qualche modo a stimolare la discussione, quantomai necessaria nell’area culturale e politica dei liberal-conservatori.
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Un principio delle tasse giuste è il pagamento secondo il beneficio
Rabbi Dr. Asher Meir
Originale (in inglese): The Jewish Ethicist
Traduzione in italiano: Luca A. Bocci
D. Quali sono i principi ebraici sulle tasse giuste?
R. In via di principio, la legge ebraica concede alle comunità una grande libertà di scelta sui sistemi di tassazione. Le comunità ebraiche, in ogni epoca, hanno usato molti sistemi diversi di tassazione basati sulla base imponibile (sul reddito, sulla ricchezza, sugli immobili, uguali per tutti) o sulle varie aliquote (progressive, proporzionali o regressive) o su altri parametri. Sicuramente non c’è una sola tassa o un solo sistema previsto o preferito dalla legge ebraica; ecco perché la legge ebraica certifica la validità del sistema fiscale secolare, sempre che sia stato istituito seguendo un processo politico legalmente legittimo.
Essere flessibili non vuol però dire accettare l’arbitrarietà di certe scelte. Ci sono alcuni principi basici di equità con i quali bisogna confrontare ogni tassa: per questo è talvolta successo che dei rabbini abbiano condannato certe proposte fiscali perché giudicate non eque.
In questo editoriale discuteremo uno di questi principi: nei prossimi editoriali ne presenteremo altri.
Il Talmud stabilisce che i cittadini di una città sono autorizzati ad imporre una tassa per costruire le mura cittadine. La domanda verte su come distribuire tra i cittadini il peso dell’imposizione fiscale.
Rebbe Elazar domandò a Rebbe Yochanan: quando raccoglieremo le tasse, dovremo dividere il peso in maniera uguale o proporzionalmente ai beni posseduti? Egli disse, meglio in proporzione ai beni ed Elazar, figlio mio, affiggilo al muro coi chiodi (penso voglia dire “fallo sapere a tutti”. In inglese è “fix it with nails” e, non conoscendo l’ebraico, non posso controllare sul testo originale. Spero vada bene. In caso contrario, fatemelo sapere – ndApo). Altri dicono che Rebbe Elazar chiese a Rebbe Yochanan: quando raccoglieremo le tasse, dovremmo forse dividerle in misura uguale o secondo la prossimità delle case (alle mura ndT)? Egli rispose, in proporzione ai beni ed Elazar, figlio mio, affiggilo al muro coi chiodi”. (1)
I commentatori spiegano che si trattava di una muraglia per difendersi dai banditi. Visto che i banditi sono interessati solo a rubare le proprietà, non erano solitamente un pericolo per la vita. Quindi una tassa divisa in maniera uguale per ogni persona non sarebbe stata appropriata, visto che non tutti traggono uguale beneficio dalla costruzione della muraglia. La cosa equa da fare sarebbe stato quindi dividere il costo della costruzione secondo le ricchezze di ciascuno, più specificamente i beni mobili che sono quindi soggetti ad essere trafugati. La seconda metà può essere vista come un suggerimento di un ulteriore criterio per stabilire l’importo della tassa, a parte la proporzionalità dei beni mobili. Anche questa, secondo Rebbe Yochanan, dovrebbe essere direttamente collegata al beneficio: i banditi agiscono di gran fretta per evitare di essere scoperti e quindi attaccano in maniera sproporzionata le case più vicine ai confini della città: quindi, chi vive vicino al perimetro ha un beneficio maggiore e dovrebbe quindi pagare una parte maggiore dei costi di costruzione per la muraglia.
Invece, se esiste un pericolo di guerra, dove c’è rischio di perdere la vita, è equo imporre una tassa uguale per tutti, visto che anche chi non possiede beni mobili sarebbe disposto a pagare per proteggere la propria vita. (2)
Da queste fonti impariamo che, quando una tassa è imposta per un progetto specifico, è molto importante considerare, quando si stabilisce come dividere i costi del progetto, quali siano le persone che beneficiano in misura maggiore da tale progetto. Impariamo anche che questo principio non è in diretta contraddizione col fatto che i ricchi paghino in maniera proporzionalmente più elevata i costi: molto spesso, come in questo caso, i ricchi traggono maggiori benefici dai progetti pubblici dei poveri.
FONTI: (1) il Talmud Babilonese 7b (2) Shulchan Arukh Choshen Mishpat 163:3
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Pingback: Le tasse giuste ed il Talmud
Cosa ? Il Talmud ? Quel libro che al confronto il “Mein Kampf” è la raccolta delle favole di Esopo ? Il libro che giustifica la pedofilia e che ritiene i non ebrei nemmeno essere umani ?
Ammetto di non essere affatto un esperto del Talmud e che in una raccolta così estesa di scritti si possa trovare più o meno di tutto (in fin dei conti è il distillato di secoli di opinioni di esperti di Legge ebraica e gli uomini sono purtroppo soggetti a dire anche cavolate epocali), ma starei attento prima di esprimere giudizi così tranchant. A voler trovare ragioni per condannare i libri sacri, se ne salvano ben pochi. Lo stesso Qur’an è pieno di contraddizioni e sembra spesso affermare in una Sura quello che ha negato due Sure prima. In quanto alla pedofilia, ricordiamoci che in tempi non troppo antichi una ragazza di sedici anni non sposata era considerata già una zitella. Per non voler parlare della storia del Profeta Muhammad – صلى الله عليه وسلم – e della moglie favorita Aisha, promessa a sei anni e sposa a nove, secondo le fonti tradizionali. Insomma, gente, andiamoci piano con le accuse. Slippery slope, anyone?
Ma non mi sembra un argomento il fatto di voler trovare lo stesso difetto in un’altra religione o un altro libro sacro.
In effetti non è il massimo come argomentazione. Il problema è che, trattandosi di un terreno particolarmente minato, tocca muoversi con la massima cautela…
@nicola: posso sapere esattamente quali sono i passi che citi?
@Astrolabio
“Quando un ebreo ha un Gentile nelle sue mani, un altro ebreo può andare dallo stesso Gentile, prestargli denaro e truffarlo in sua vece, così da rovinare il Gentile. Poichè la proprietà di un Gentile, secondo la nostra legge, non appartiene a nessuno, e il primo ebreo che passa ha pieno diritto di prendersela.”
(Schuican Amen, Choschem Hamischpath, 156)
“Non è permesso derubare un fratello, ma è permesso derubare un non ebreo, poichè sta scritto (Levitico XDC, 13) “Non deruberai il tuo vicino”.
Ma queste parole, dette da Jahvè, non si applicano a un Goy che non è tuo fratello.”
(BabaMezia, 6 la)
“Un ebreo può mentire e spergiurare per condannare un cristiano.
Il nome di Dio non è profanato quando si mente ai cristiani.”
(BabaKama, 113a, 113b)
“Se un infedele colpisce un ebreo, è degno di morte […] Colui che colpisce un israelita sulla mascella, è come se avesse aggredito la Divina Presenza, poiché è scritto: se uno colpisce un uomo, è l’aggressore dell’Unico Santo.”
(Sanhedrin, 58b)
[Nota: “uomo” è inteso come “ebreo”, per l’ebraismo talmudico i non-ebrei non sono uomini, come dice anche il rabbino Ovadia Yosef]
“Una cosa perduta da un Goy può non solo essere tenuta dall’uomo che l’ha trovata, ma è anche proibito ridargliela indietro.”
(Schuican Aruch, Choschen Hamischpath, 266, I)
“Gli ebrei devono sempre cercare di imbrogliare i cristiani.”
(Zohar I 160a)
“Quelli che fanno del bene ai cristiani non risorgeranno mai dai morti.”
(Zohar I 25b)
“Al tempo del Cholhamoed il disbrigo di ogni tipo di affare è proibito. Ma è permesso praticare l’usura sui Gentili, perchè la pratica dell’usura su un Gentile in ogni momento piace al Signore.”
(Schuican Amch, Orach Chaili, 539)
“I rapporti sessuali con un bambino al di sotto degli 8 anni d’età sono leciti.”
(Talmud, Sanhedrin, 69b)
“Quando un non ebreo deruba un ebreo, deve restituirgli tutto,
ma se avviene il contrario, l’ebreo non deve restituire nulla.
Inoltre, se un non ebreo uccide un ebreo, deve essere ucciso anche lui,
ma non il contrario.”
(Talmud, Sanhedrin, 57a)
“Gesù nacque bastardo.”
(Talmud, Yebamoth, 49b)
“Gesù fu punito e mandato all’inferno dove fu gettato in escrementi ribollenti.”
(Talmud, Gittin, 56b, 57a).
“Tutti i Gentili sono solo degli animali,
quindi tutti i loro bambini sono bastardi.”
(Talmud, Yebamoth, 98a)
“E’ giusto per una bambina di tre anni avere rapporti sessuali.”
(Talmud, Abodah Zarah, 37a, Kethuboth, 11b, 39a, Sanhedrin, 55b, 69a,b, Yebamoth,
12a, 57b, 58a, 60b)
“E’ giusto divorziare dalla propria moglie se rovina il cibo, o se si trova una donna più bella.”
(Talmud, Gittin, 91a)
“Dalla nascita, l’israelita deve cercare di svellere gli sterpi della vigna, cioè sradicare ed estirpare i goyim dalla terra, poichè non può essere data a Dio Benedetto maggior letizia che quella di adoprarci a sterminare gli empi e i cristiani del mondo.”
(Talmud, Sefer Israel, 180)
“Il rabbino Jochanan dice:
Un goi che ficca il naso nella Legge è colpevole di morte.”
(Talmud, Sanhedrin, 59a)”
“Il nome di Dio non è profanato quando, per esempio, un ebreo mente ad un goi dicendo: Io ho dato qualcosa a tuo padre, ma egli è morto; tu me lo devi restituire, purchè il goi non sappia che tu stai mentendo.”
(Talmud, Babha Kama, 113b)
“Anche il migliore dei Goyim dovrebbe essere ucciso.”
(Talmud, Abhodah Zarah, 26b, Tosephoth)
“Il rabbino Eliezer disse: E’ permesso tagliare la testa di un ‘idiota’ [uno degli abitanti della terra] nella festa della Riconciliazione quando cade in giorno di Sabato. I suoi discepoli gli dissero: rabbino, dovresti piuttosto dire sacrificare. Ma egli rispose: Niente affatto, è infatti necessario pregare mentre si sacrifica, e non c’è bisogno di pregare quando si decapita qualcuno.”
(Talmud, Pesachim, 49b)
“Gli Akum che non sono nostri nemici non devono essere uccisi direttamente, cioè non ostante essi non dovranno essere salvati dal pericolo di morte. Per esempio, se vedete uno di essi cadere in mare, non tiratelo su a meno che egli non vi prometta del denaro.”
(Talmud, Iore Dea, 158,1)
[Nota: con il termine “Akum” si indicano i Cristiani]
“Quando un uomo compie rapporti omosessuali con un bambino al di sotto dei 9 anni d’età, non è da condannare.”
(Talmud, Sanhedrin, 54b, 55a)
“Voi israeliti siete chiamati uomini, mentre le nazioni del mondo non sono da chiamarsi uomini, ma bestiame”
(Talmùd, trattato Baba Mezia fol. 114 col. 2)
“La progenie di uno straniero (cioe’ di un non-ebreo) e’ come progenie di animali”
(Jebamoth fol. 94 col.2)
“Che significa Har Sinai, cioe’ monte Sinai? Vuol dire il monte dal quale si e’ irradiato Sina, cioe’ l’odio contro i popoli del mondo”
(Schabbat , fol. 80 col. 1)
“Dovunque gli ebrei arrivano devono farsi sovrani dei loro signori”
(Sanhedrin , fol. 19 col. 2)
“Il Messia dara’ agli ebrei il dominio del mondo, al quale serviranno e saranno sottoposti tutti i popoli”
(Tal. Bat. Trattato Schabb, fol. 120 c. 1 ; Sanhedrin, fol. 88 c. 2)
“Che cos’e’ una prostituta? Ogni donna che non sia ebrea”
( Eben ha eser, 6, 8 )
“Un goi che studi il Talmud e un ebreo che lo aiuti in tale studio debbono essere messi a morte”
(Sanhedrin f. 57 Aboda Zara f. 6-8 Szagica f. 13)
“I gentili sono fuori della protezione della legge e Dio ha ‘esposto i loro beni’ ad Israele.”
(Baba Kamma 37b)
“Solo gli Ebrei sono esseri umani, i non-Ebrei non sono esseri umani ma bestie”
(kerithuth 6b,pag78, Jebhammoth 61)
“I non-Ebrei sono stati creati per servire gli Ebrei come schiavi”
(Midrasc Talipioth 225)
“I rapporti sessuali con non-Ebrei sono come rapporti sessuali con animali”
(Kethuboth 3b)
“I non-Ebrei sono da evitare ancora più degli maiali malati”
(Orach Chaiim 57,6a)
“Il tasso di natalità dei non-Ebrei deve essere drasticamente ridotto”
(Zohar 11,4b)
“Come sostituite le mucche e gli asini smarriti,così dovete sostituire i non-Ebrei”
(Lore Dea 377,1)
“Le donne giudaiche debbono aver cura, quando escono dal bagno, di incontrare una loro amica e non una cosa immonda o un cristiano. In questo caso, se la donna israelita vuole essere veramente purificata, si deve nuovamente lavare”
(Iore dea 198,48 Agà)
“Dio li creò in forma di uomini in onore di Israele poiché i cristiani non furono creati ad altro fine se non quello di servire i giudei giorno e notte…”
(Midrasc Talpiot fol. 255 d.)
“Il salmista paragona il cristiano all’immonda scrofa selvatica”
(R. Edels nel Chetubot 110 b.)
“Il coito del cristiano è come il coito della bestia”
(Sanedrin 74 b. Tosefot)
“Il seme di lui (Goym) deve essere stimato come il seme di una bestia”
(Chetubot 3 b. Tosef)
“Se il giudeo contrae matrimonio con una cristiana o con una serva, esso è nullo non essendo essi capaci di contrarre matrimonio. Similmente se un cristiano o una serva sposerà una giudea, il matrimonio è nullo”
(Eber aezer 44,8)
“Gli altri popoli idolatri fintanto che sono in vita insudiciano perché le loro anime provengono dal ceppo immondo “
(Zohar 1, 131 a)
“Distruggi la vita del cristiano e spengila. Sarai gradito alla maestà Divina come colui che fa offerta di incenso”
(Sefer or Israel 177 b.)
“Nel quarto palazzo del Paradiso sono tutti coloro che piangevano Sion e Gerusalemme e tutti quelli che avevano distrutto i resti delle nazioni idolatre e come la porpora dell’indumento (onorifico) così saranno onorati e distinti tutti coloro che avranno ucciso gli altri popoli idolatri”
(Zohar 1, 38b. E 39 a.)
Ciumbia, che documentazione monumentale! Iniziamo l’anno nuovo in grande stile! Grazie a Nicola per questa montagna di citazioni molto poco edificanti. Cosa rispondere? Mah, certo non sembrano espressioni di fratellanza universale. Verrebbe da giustificarle, almeno in parte, visto che in gran parte sono state prodotte da un popolo cacciato dalla propria terra e sottoposto a vessazioni per quasi due millenni, ma non cambia il fatto che siano molto poco simpatiche. Certo è che molte di esse fanno il paio con certi passi del Qur’an e un’infinità di Hadith molto sconvenienti, per non parlare di molti testi cristiani dei cosiddetti “secoli bui”. Mal comune mezzo gaudio non risolve la questione, certo, ma se non altro contribuisce a mettere in contesto tali opinioni dei tanti maestri ebraici citati da Nicola. Insomma, tali comportamenti sono piuttosto diffusi in tutte le religioni monoteiste ed anche nelle apparentemente innocue religioni politeiste come l’hinduismo o lo shintoismo, specie quello dell’era Taisho e Showa. Si sente il rumore delle dita sullo specchio, vero? Lo temevo…
Sia la religione cristiana che quella islamica per quanto credano di essere portatori della “Verità” non arrivano mai nei testi da loro considerati sacri ad arrivare a tali livelli di intolleranza nei confronti di uomini appartenenti ad altre religioni o etnie. Nemmeno i nazisti credevano che solo il popolo tedesco era il vertice dell’umanità e tutto il resto immondizia.