C’è chi, per colpire i Tea Parties usa menzogne, arrogante condiscendenza, snobismo stomachevole. Altri, invece, più sottili, stanno imparando a sfruttare alcuni dei punti di frizione del movimento. Attenzione, gente, dal 3 novembre in avanti la strada si farà sempre più in salita.
Nonostante il tour de force cui mi sono volontariamente (e non troppo furbamente) sottoposto, il commento di oggi sarà veramente stringato. Wendy Wright, presidentessa di Concerned Women for America, potente organizzazione femminile che nella sua mission afferma che il suo scopo è quello di “proteggere e promuovere i valori della Bibbia tra tutti i cittadini”, afferma che senza pensare alla sicurezza nazionale e al recupero della moralità nella società, le ricette solamente economiche non potranno riuscire a risolvere i guai del paese.
Wendy Wright mi sembra tanto una di quei “falsi amici” citati nel titolo. Le sue argomentazioni sono apparentemente convincenti, appoggiate da documenti e studi di ricerca, ma seguirle sarebbe altamente deleterio per il movimento. Infatti, nonostante nel titolo la Wright inviti il Tea Party all’unità, in realtà promuovere battaglie sociali o morali come quella per l’abolizione dell’aborto o la lotta alle gravidanze al di fuori del matrimonio non farebbe che evaporare tale unità, condannando il movimento all’irrilevanza.
Forse è solo la stanchezza che sta muovendo le mie dita, ma la signora Wright, pur perseguendo finalità che, in linea di principio, potrei anche trovare condivisibili, sembra davvero in cattiva fede. Perché mai dovrei usare gli strumenti della legge per vietare comportamenti che ritengo disdicevoli? Perché costano alla società nel suo complesso? Beh, le gravidanze al di fuori del matrimonio costano fior di miliardi perché esistono programmi statali di welfare destinati a “risolvere” questo problema. Senza incentivi statali, il problema quasi sicuramente si ridurrebbe di molto, visto che sparirebbe il fenomeno atroce delle baby-mamme che fanno figli con chi capita per poter incassare gli assegni del welfare e campare il resto della vita alle spalle del contribuente (fenomeno presente sia negli USA che nel Regno Unito, ma perfino nei tanto lodati paesi evoluti come Germania o Svezia).
La Wright se la prende col divorzio, magari auspicandone l’abolizione, dicendo che causa povertà. A parte che resta da stabilire quanta di questa povertà sia dovuta alla notoria rapacità dei legali statunitensi, buona parte deriva dall’intervento statale, che costringe spesso i coniugi più “ricchi” a diventare fuorilegge, dopo che calcola assegni di mantenimento iperbolici che lo ridurrebbero totalmente sul lastrico. Il discorso potrebbe continuare a lungo, ma per due volte sono crollato sulla tastiera o mi sono messo a digitare parole senza senso. Ne riparleremo sicuramente, ma per ora vi basti una battuta finale: se oggi, 2 novembre dell’anno di Grazia 2010, le cose andranno come dovrebbero andare, l’attacco ai Tea Parties, in America come ovunque nel mondo, diventerà ancora più feroce. Più che la crisi si incrudirà, più che i mangiatori di tasse si sentiranno all’angolo e, come ogni bestia ferita, saranno pronti a tutto pur di sopravvivere. Attenzione, gente, il brutto inizia proprio ora. Festeggiamo, con moderazione, poi torniamo al pezzo. La vittoria, purtroppo, è ancora lontana.
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Il Tea Party deve rimanere unito
Wendy Wright
Originale (in inglese): The Daily Caller
Traduzione in italiano: Luca A. Bocci
Il fenomeno del Tea Party ha catturato l’attenzione dell’America non solo per la sua forza alle urne, ma per la sua composizione, fatta in gran parte da persone che non avevano mai partecipato alla politica o alla definizione delle scelte attuate dallo stato. Persone del tutto normali, si sono trovate ed unite attorno ad una passione comune per gli ideali americani espressi nella Dichiarazione di Indipendenza e nella Costituzione.
I portavoce del Tea Party si concentrano sulle spese e sulle competenze eccessive del governo. Ma basta farsi strada tra la folla e noti che molti degli “Indiani” (al primo, storico, Boston Tea Party del 1773, gli attivisti si infiltrarono nel porto travestiti da indiani ndApo) sono preoccupati dallo stato della sicurezza del paese, hanno votato per proteggere il matrimonio, sono furibondi verso l’arroganza dei giudici e credono che l’aborto sia una pratica immorale.
I sondaggi mostrano come molti americani si identifichino con il Tea Party anche se non hanno mai partecipato alle loro manifestazioni. Sentono che il fine ultimo della “elite dominante” non è solo di dirci quello che possiamo fare, ma di indebolire le strutture che promuovono la stabilità. Distruggendo la nostra identità nazionale, sbeffeggiando il patriottismo, prendendo in giro la religione e la moralità per poi finire col caricare di pesi eccessivi sia chi crea posti di lavoro sia chi paga le tasse, queste elites assaltano gli stessi principi che rendono l’America un paese eccezionale.
I Tea Partiers non sono molto diversi dai fantaccini della Reagan Revolution, i quali non erano spinti da partigianeria politica ma dalla preoccupazione che fosse il nostro stesso governo a causare il deterioramento del paese, lasciando che le nostre forze armate, la nostra economia, le famiglie e la nostra posizione nel mondo si deteriorassero progressivamente.
La coalizione che sosteneva Reagan cadeva generalmente in tre campi: 1) Persone preoccupate dalla sicurezza nazionale. 2) Altri preoccupati da faccende di ordine economico ed infine 3) Quelli allarmati dalla rottura della moralità, della famiglia e della religione (con l’aborto che incarna un assalto a tutte e tre le istituzioni).
Divennero famose come le tre gambe del movimento conservatore, unite insieme come le tre gambe di uno sgabello. Ma sarebbe un errore pensare che queste tre gambe fossero unite solo dalla convenienza politica. Questo vorrebbe dire che le gambe sono separate e che ognuna di esse potrebbe essere sostituita o rimossa ed il movimento potrebbe lo stesso avere successo.
Ogni gamba è vitale ed insostituibile — e dipende dalle altre due. Forse una descrizione più adatta è quella di una corda a tre fili. I tre filoni del movimento conservatore sono intrecciati; nessuno di loro può raggiungere i suoi scopi senza gli altri due.
Come il saggio Salomone scrisse nell’Ecclesiaste 4:12, “et si quispiam praevaluerit contra unum duo resistent ei funiculus triplex difficile rumpitur” (anche se uno di essi fosse sopraffatto da un altro, due possono resistergli. Ed una corda a tre fili non si rompe facilmente ndApo).
Economie stabili, solide sono improbabili in un paese che non possa difendersi da solo da attacchi violenti. Non sono nemmeno probabili senza che una maggioranza di individui che creda che rubare la proprietà privata sia sbagliato e che mentire o rompere un contratto siano comportamenti immorali.
La sicurezza nazionale richiede sia delle forze armate bene equipaggiate, concentrate sullo scopo principale di difendere e proteggere l’America dai suoi nemici ed una dottrina di politica estera basati sulla concezione che l’America sia un paese eccezionale. Un comandante in capo o un generale non servirebbe a niente senza adeguate risorse e milioni di patrioti disposti a riempire i ranghi delle forze armate e del corpo diplomatico — persone con il carattere e la resistenza morale necessaria per vivere, sacrificarsi e persino morire per il proprio paese.
La morale ed il carattere, insieme al patriottismo, essenziali per una economia ed una difesa nazionale forti sono principalmente formate in famiglia. Il matrimonio, come ebbe a notare la Corte Suprema degli U.S.A. nel caso “Maynard v. Hill” del 1888, “è più responsabile della morale e della civiltà di un popolo di qualsiasi altra istituzione”.
Le famiglie spezzate, comunque, sono un peso per l’economia. Uno studio del Georgia College & State University sul “Costo per il contribuente del divorzio e delle gravidanze al di fuori del matrimonio” ha analizzato il collegamento tra le famiglie mono-genitore e la povertà. Ha scoperto che la “frammentazione della famiglia costa al contribuente americano almeno 112 miliardi di dollari ogni singolo anno, o più di 1.000 miliardi ogni decennio”.
Nessun esercito ben guidato può permettersi un comportamento lassista. La mancanza di moralità tra i civili minaccia anche la nostra sicurezza nazionale. Samuel Adams, il cosiddetto “Padre della Rivoluzione Americana”, disse che “una generale dissoluzione dei principi e delle maniere [della morale] riuscirà più facilmente a cancellare le libertà americane più dell’intera forza del nemico comune. Se i cittadini sono virtuosi, non possono essere soggiogati; ma una volta che abbiano perso la loro virtù, saranno pronti a consegnare le loro libertà al primo invasore esterno o interno”.
Il nuovo clima politico che emergerà da questa elezione metterà alla prova l’abilità del movimento del Tea Party nel rimanere unito nella sua lotta per limitare le dimensioni e l’invadenza del governo.
Posso suggerire che i Tea Partiers cerchino di conseguire anche le altre virtù necessarie per un governo limitato? La libertà viene da un popolo virtuoso, libero di tenersi e concedere volontariamente ad altri il frutto del proprio lavoro, dato che è protetto da un governo limitato che difende, sia dalle minacce esterne che interne, i loro diritti inalienabili alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità.
Wendy Wright è la presidente di Concerned Women for America, la più grande organizzazione femminile del paese che si occupa della definizione delle politiche messe in atto dal governo.
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Pingback: I falsi amici del Tea Party
In effetti il tea party americano non è molto chiaro sul punto. Se si è libertari in senso economico lo si dovrebbe essere anche per l’ambito sociale. I tea party italiani, per quel che ho visto, sono privi del fondamentalismo religioso di parte del movimento americano.
Una considerazione simile l’avevano fatta anche su phastidio.net, chiedendosi quale sia il rapporto fa divorzio, aborto e riduzione tasse.
Prima di tutto, com’è usanza qui nell’antro, benvenuto ad Asgardian: auguro una lieta permanenza, amicizie e good times in abbondanza.
In quanto alla questione posta, il discorso sarebbe molto complesso, ma vista la cronica mancanza di tempo in questi giorni, permettimi una risposta tranchant.
Il liberalismo in economia ha necessariamente anche un riflesso nei temi sociali, ma in senso lato. Trovo, ad esempio, che chiedere la demolizione del welfare state avrà necessariamente conseguenze sociali, riportando la responsabilità del benessere di chi è stato più sfortunato nelle mani degli individui, responsabilizzandoli e quindi rendendoli più vicini all’ideale cristiano. Delegare la carità allo stato, come puntualizzato in maniera non equivoca da Papa Giovanni Paolo II nella “Centesimus Annus”, rende la società più indifferente, meno generosa, meno interessata a quello che succede al proprio vicino. Questo però non vuol assolutamente dire che chiedere la demolizione del welfare ed il roll back dell’interventismo statale voglia dire essere libertari in senso sociale tout court. Personalmente, penso che chiedere di equiparare il peccato ad un reato è solo una scorciatoia facile indegna di un vero cristiano. La santità o la moralità non si può imporre per legge. Il mercato è sovrano, anche nel campo delle idee. Se chi ha una visione conservatrice della vita e della società è veramente convinto della superiorità delle proprie idee, accetti di metterle sullo stesso piano delle altre e lasciare che sia l’individuo a scegliere liberamente. In fondo, anche l’Onnipotente dice “mea est ultio et ego retribuam in tempore ut labatur pes eorum iuxta est dies perditionis et adesse festinant tempora” (Deuteronomio 32 35 – Nova Vulgata). Vengeance is mine, cosa che moralisti e fondamentalisti tengono a dimenticare troppo in fretta.
Grazie per il benvenuto!
Concordo sul richiamo alla responsabilità. Se vuoi essere un adulto devi comportarti come tale, parafrasando: la libertà è responsabilità [1].
Non sono molto d’accordo sulla carità. Io preferisco investire risorse e rendere uguali le opportunità. La scuola, ad esempio, ha una duplice funzione:
1) formare cittadini competenti. L’ignoranza non è lusso che ci si può permettere né in democrazia né nell’ottava economia mondiale.
2) fornire i mezzi per emergere.
Insomma, non amo la carità e preferisco lo scambio, l’investire sui “cervelli”.
Per carità, punti di vista differenti.
Per quanto riguarda i Tea party, trovo d’ostacolo l’elemento religioso. Se una persona lo è non vi è problema, ovviamente. La cosa mi scoccia se il personaggio in questione comincia a confondere il peccato con la legge. Prendiamo l’eutanasia, ad esempio. La cosa non pesa sulle finanze perché mettiamo che chi vuole praticarla se la paghi di tasca sua. Da libertario non ho obiezioni, è una scelta individuale. La domanda che si pone è sulla reazione di molti elementi presenti nei tea party. E trovo che la questione sia tutta qui.
Che ne dici?
[1] In realtà si potrebbe obiettare, ma tralascio.
Però, concetti interessanti – il fatto che, causa diretta su TV Radicale, sia sveglio ormai da 40 ore non agevola l’elaborazione di una risposta coerente ma, visto che sono un ‘glutton for punishment’ ci provo lo stesso (^_^)
Tutto bene sul lato investimento, anche in educazione, ma la cosa che continuo a non capire è perché mai lo dovrebbe fare un soggetto leggendario in quanto ad inefficacia e capacità di generare infinite forme di corruzione come lo stato.
Insomma, se domani si chiudesse il ministero dell’istruzione, licenziando in tronco ogni singolo insegnante e burocrate della scuola italiane, sparirebbe forse il bisogno di preparare le nuove generazioni alla vita e ad una professione in grado di fornirgli sostentamento in futuro? Gli edifici, se adatti, verrebbero acquistati da chi ha intenzione di impiantare un’attività imprenditoriale insegnando a bambini o ragazzi, traendone il sacrosanto profitto. Se non adatti, verrebbero comprati da chi vuol trasformarli, che ne so, in uffici o altro. Stesso discorso per gli insegnanti. Quelli bravi potrebbero scegliere in quale scuola insegnare; gli scalda-cattedre cambierebbero (finalmente) mestiere.
Mi sono accorto solo ora che sono partito come mio solito per la tangente, prendendo fischi per fiaschi, ma, visto che sono veramente distrutto, non cancellerò nemmeno quello che ho scritto – mi serva come ammonimento per aver programmato così male le mie giornate lavorative.
Sul Tea Party USA, o meglio, sui Tea Parties americani, temo che ti sia fatto distrarre dalla disinformatzija dei media tradizionali: il personaggio (credo Glenn Beck) fa l’intrattenitore ed ha fiutato un filone molto redditizio, quello del semi-predicatore che denuncia complotti e minacce all’America. Una specie di incrocio tra Travaglio, Grillo e il Gabibbo, per intenderci. Glenn Beck NON è il Tea Party. Molti lo seguono, molti altri proprio no. Se quelli che lo seguono dovessero decidere di appoggiare iniziative esterne agli scopi fondamentali del Tea Party, come il “Restoring Honor” del 29 agosto, lo fanno di loro spontanea volontà, senza esprimere nessuna posizione a parte la loro. Il movimento è e resta aperto a tutti, a Rand Paul come a Sharron Angle, a Marco Rubio come a Nikki Haley e così via.
Sinceramente non capisco perché così tanti libertari siano ossessionati da temi sociali e civili, così tanto da starsene a guardare mentre gli statalisti demoliscono la casa, si portano via la cassa comune e magari danno fuoco a tutto. Insomma, l’eutanasia è un tema importante, ma se questi delinquenti mandano in bancarotta lo stato, ci saranno milioni di pensionati che faranno la fame sul serio. Insomma, gente, un minimo di prospettiva.
Prima pensiamo alle questioni più urgenti, poi alle questioni di principio. Camminiamo insieme per un tratto di strada, assestiamo un bel fracco di legnate a fascisti rossi, verdi e neri, poi, come se niente fosse, mettiamoci pure a litigare sulle questioni morali, il ruolo della religione e chi più ne ha più ne metta. Sarà che sono diventato maledettamente pragmatico ma non riesco proprio a capire perché non si possa accettare di collaborare con persone con le quali si condivide solo parte del proprio bagaglio di valori e convinzioni. Veramente, supera le mie limitate capacità di comprensione.
Beh, non ho mai scritto che i Tea Party siano tutti così o cosà, ma l’elemento ultra religioso è comunque presente. Poi, certo, vi saranno più voci all’interno del movimento.
Per quanto riguarda la scuola lungi da me difendere ‘sta roba che cade a pezzi, letteralmente. Per quanto mi riguarda si può tranquillamente privatizzare le università ma avrei delle riserve per quanto riguarda la scuola in quanto tale. Temo una sorte di balcanizzazione delle scuole ma poi, alla fine, poco importa: a me basta che il gatto prendi il topo, che il micio sia di destra o di sinistra poco conta. Se privatizzare è la soluzione ben venga.
Sulle questioni di principio, non si vive di solo pane! 🙂 E prima o poi le si dovrà affrontare.
Scherzi a parte, concordo a mettere prima l’economia e poi tutto il resto. Anche perché la riforma dello Stato non è più rimandabile. Purtroppo idee economiche del genere mi sembrano del tutto marginali nell’agone politico italiano. Vediano, invece, come finirà in America…
Saluti.
Sarà che la mia sensibilità ai temi religiosi è meno accentuata della tua, ma, sinceramente, anche guardando il rally dei 9/12 (Glenn Beck) “Restoring Honor”, tutto questo estremismo religioso non lo riesco proprio a vedere. Consiglierei a te quello che consiglio a tanti altri: invece di credere a quello che scrivono i media mainstream di ogni paese, prova ad andare su Tea Party Patriots o sui siti dei VERI Tea Parties americani. Troverai molta meno religione di quanto non si dica in giro.
“Balcanizzazione delle scuole” è un’espressione meravigliosa che mi riprometto di riciclare, ma mi sorge una domanda: non è che la differenza tra scuole “buone” e “cattive” esista anche oggi? Non si spiegherebbe perché i risultati dei test internazionali siano enormemente più bassi al Sud che al Nord. Per non parlare di come, specie nelle grandi città, le famiglie si accapiglino per entrare in certi licei “prestigiosi”.
Le questioni di principio sono importanti, certo, ma prima sarebbe il caso di assicurarsi di avere ancora uno stato che paghi le pensioni e, magari, non si sputtani i soldi che ci ha estorto per una vita rimangiandosi le promesse del passato.
Sei proprio sicuro che “idee del genere” siano del tutto marginali non dico nell’agone della politica, popolato esclusivamente da chi lucra o pensa di lucrare dalla mangiatoia pubblica, ma nell’opinione pubblica italiana? Alcuni amici libertari dicono “saresti anche te libertario se solo sapessi cosa vuol dire davvero”. A parte il caso personale, sono sicuro che, una volta esposti alle idee e alle soluzioni pratiche elaborate da chi vuol davvero riprendersi in mano il proprio destino e, soprattutto, strappare i propri soldi dalle mani adunche della cricca globale, moltissimi italiani sarebbero pronti a fare per conto proprio, essendo più che felici di lasciar marcire nelle fogne quei politici falsi e criminali che li derubano da almeno 80 anni. L’America è più avanti, ma anche l’Europa si sta svegliando. Noi ci crediamo e facciamo sul serio. La vittoria non verrà domani, ma arriverà. Non è questione di fede ma di logica e di numeri. Alla fine vedremo scorrere i cadaveri dei furbetti del partitino. Forse, se la smettessimo di lamentarci e provassimo a cambiare le cose sul serio, quel giorno arriverebbe anche prima. Forse no. Ma allora, se non altro, potremo dire di averle tentate tutte ed andare in esilio con l’anima in pace.