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Immagine trovata su scottystarnes.wordpress.comAlleluia, alleluia, anche la sinistra radical chic sta uscendo dal sonno della ragione! Perché? Sull’ Huffington Post c’è un articolo niente affatto simpatico sul Caro Leader Abbronzato che, pur con tutte le cautele del mondo, viene dipinto come vanesio, inefficace e pieno di sé stesso. Attendiamo ansiosi l’adeguamento della gauche caviar nostrana. As usual, il pezzo dopo il salto.

Signor Presidente, lei soffre di amour-propre
Ashley Rindsberg
Originale (in inglese): The Huffington Post
Traduzione in italiano: Luca A. Bocci

Sulla superficie, tutto sembra andare bene. L’amministratore della NASA, Charles Bolden, rilascia una cordiale e rivelatrice intervista ad Al-Jazeera dicendo che una delle direttive che il presidente Obama gli ha dato quando lo ha nominato capo dell’agenzia spaziale americana è stato quello di migliorare la collaborazione con il mondo musulmano. Prima di raggiungere le stelle, prima dobbiamo prenderci un tè nel deserto. Sembra romantico e ragionevole.

Poi però ci sono le relazioni all’acqua di rose con la Russia, che vanno avanti anche quando l’FBI smantella una rete di spie russe come se fossimo ancora nella Guerra Fredda e mentre Putin, dittatore de facto della Russia, fa quel che gli pare e distrugge i diritti umani, i diritti civili – insomma, qualunque tipo di diritti.

Negli anni, il signor Obama ha più volte fatto notare, durante le polemiche dovute ai numerosi inchini un poco troppo deferenti, che Hillary Clinton, pur essendo Segretario di Stato, non è mai stata il primo diplomatico americano. Quel ruolo è sempre stato del signor Obama, che, quando si inchina, lo fa per rispettare il protocollo dell’unico Diplomatico Capo degli Stati Uniti.

Per Obama, a quanto pare, tutto è diplomazia. Noi elettori avemmo una prima indicazione a riguardo quando il candidato Obama fece una deviazione durante il giro elettorale che lo portò in… Germania. Ripensando a come ci vedevano a giro per il mondo, condividemmo la scelta. Anche noi avevamo bisogno di qualcuno che rifacesse l’immagine del marchio America.

Quello che invece abbiamo ottenuto è un presidente che soffre di amour-propre. Il termine, che si può tradurre come amore di sé stesso, è stato usato dal filosofo Jean-Jacques Rousseau per descrivere il bisogno di un uomo di valutarsi sulla base di quello che gli altri pensano di lui. Rousseau contrapponeva la patologia amour-propre con il salutare amour-de-soi, un’attenzione verso sé stesso che motiva un uomo a proteggere sé stesso e la sua vita senza preoccuparsi troppo di come sia visto dagli altri (pur continuando a comportarsi con pietà e compassioni, doti che Rousseau considerava innate).

Oggi chiamiamo questa malattia “narcisismo”, termine che usiamo per indicare qualcuno che si mette al centro dell’universo, che ha un’opinione di sé stesso così alta, ma senza avere basi personali abbastanza solide è costretto a guardare altrove – fuori da sé – per ottenere quell’approvazione di cui ha bisogno.

Può anche darsi che il signor Obama non soffra di amour-propre nella sua vita privata: in fondo si tratta di un uomo arrivato, con una famiglia unita e forse anche un senso delle proporzioni. Ma quando si trova sull’arena pubblica – come presidente – le prove sono schiaccianti.

Per il nostro attuale presidente, lo scenario nel quale si svolge la vita americana non è né la piccola cittadina né la metropoli, ma la società globale. Nella prima grande manifestazione all’estero, a Berlino nel 2008, si dichiarò ‘cittadino del mondo’ e secondariamente un cittadino americano. Poi disse al pubblico tedesco: ‘so che non assomiglio affatto agli americani che hanno parlato prima di me in questa grande città’.

Il signor Obama sa fin troppo bene come è visto dal resto del mondo, in quanto americano. Durante la campagna elettorale del 2008, gli americani furono bombardati da sondaggi nei media che misuravano con precisione quanto il resto del mondo ci odiasse. Obama, con le orecchie puntate al mondo, seppe capitalizzare questo fatto: il mondo deve volerci bene e lui, il grande riformista, poteva far sì che questo avvenisse.

Mentre qualche nazione può approvare sinceramente il presidente degli Stati Uniti che si dice cittadino del mondo, il popolo americano è profondamente diviso. Il principale abisso che esiste tra il signor Obama ed il popolo americano è che, mentre per quest’ultimo essere apprezzati dal resto del mondo sarebbe una cosa positiva ma la prosperità e la sicurezza della nazione sono essenziali, il signor Obama pensa l’esatto contrario, ovvero che, per qualche oscura motivazione, l’approvazione dell’opinione pubblica globale è il motore della crescita economica e ci protegge dai nostri nemici.

Obama ha dovuto imparare in fretta come questa logica dell’opinione globale sia in gran parte un mito. Quello che resta è un governo che usa il bastone e la carota. Prendendo a prestito le parole di Rousseau, l’uomo che lega la sua fortuna alle opinioni degli altri, deve:

[Essere] furbo e ingegnoso nei suoi comportamenti verso qualcuno, dittatoriale e crudele verso altri; visto che ha bisogno di trattare male tutte quelle persone di cui ha avuto bisogno in passato, quando non possa costringerli ad obbedire e non pensi che sia nel suo interesse aiutarli.

Sembra il modo di governare di Rahm Emanuel, vero?

Mentre il signor Obama si può considerare cittadino del mondo, i suoi elettori sono cittadini americani. Ecco perché, nonostante tutti i suoi sforzi, non può ignorare l’interesse principale della nazione: il fatto che la qualità della vita in America sta peggiorando a vista d’occhio. Essendo così preoccupato di come il resto del mondo ci vede, sembra che il signor Obama abbia perso di vista come ci vediamo allo specchio.